Monumento funerario di Giacomo Torello
Nel transetto sinistro del Santuario di San Benedetto è custodita una delle opere più interessanti dell’intera cittadina di Casoria: il monumento funerario di Giacomo Torello, una grande lastra di marmo che raffigura un guerriero sepolto in questa chiesa nel Medioevo.
Giacomo Torello visse a metà del Duecento, all’epoca delle ultime lotte tra il Papato e l’Impero. Secondo l’iscrizione collocata sulla testa della statua, partito da Fano, giunse a Casoria nel 1254 al seguito di Papa Innocenzo IV per combattere contro Corradino di Svevia, che fu l’ultimo erede del grande imperatore Federico II (la storia del giovanissimo Corradino è tristemente nota, ucciso poi da Carlo d’Angiò in Piazza Mercato a soli sedici anni).
L’iscrizione funeraria di Giacomo Torello ha una particolarità che la rende quasi unica nel suo genere. È innanzitutto scritta in volgare, anziché in latino come pretendeva la tradizione. Ma soprattutto racconta che Giacomo si è fermato a Napoli «per belleza de una donna» di cui si era innamorato, e dalla quale ebbe tre figli. Questa notizia – il ricordo di un amore – è un fatto molto raro nelle epigrafi dei cavalieri medievali, che generalmente ricordano solo e unicamente le loro imprese militari.
La figura di Giacomo Torello, inoltre, ha acceso molte curiosità, e un affascinante dibattito storico. Secondo recenti studi, infatti, si tratterebbe del figlio del famoso Salinguerra, capo ghibellino di Ferrara, che fu spodestato a metà del Duecento. Per recuperare i feudi paterni – le cosiddette “Terre Matildiche” contese tra papato e impero – Giacomo Torello avrebbe lasciato tutto, persino la sua famiglia, mettendosi al servizio del papa. Purtroppo, però, le cose non andarono per il verso giusto. La spedizione fallì, lui non riuscì a ottenere i suoi vecchi feudi e non fece più ritorno a Ferrara, rifacendosi una vita a Casoria, dove morì nel 1281. Il monumento, scolpito ad altorilievo, con proporzioni allungate secondo stilemi tipici dell’arte gotica, risale alle seconda metà del Trecento.